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La
prima esperienza è il modello interattivo che riproduce la
"stanza distorta": si tratta di una casa "magica"
all'interno della quale, a prima vista, guardando da uno spioncino,
si vede una stanza del tutto normale. Non appena, però, il
visitatore introduce dei personaggi nella stanza, ecco che questi
ci appaiono nani oppure giganti a seconda di come li posizioniamo.
A guardar bene poi, il pavimento della stanza, che sembrava in piano,
è... in salita, una finestra si rivela essere una porta...
Si tratta dell'esperimento della camera di Ames, così chiamata
dal nome dell'oftalmologo americano che la utilizzò per mostrare
come il sistema percettivo umano possa essere tratto in inganno:
il cervello "riconosce" sulla base di esperienze pregresse
e influenze culturali.
Per spiegare il fenomeno, si può passare al secondo esperimento,
costituito da alcune piramidi che servono a spiegare perché,
se ci limitiamo a guardare, cose "uguali" possano apparirci
"diverse" e cose diverse possano sembrarci uguali.
Ogni piramide ha un foro al vertice, attraverso il quale il visitatore
può "spiare dentro", simulando così l'atto
della visione. Alcune fessure sulle pareti gli permettono di inserire
vari profili e vedere come questi appaiono: quadrilateri asimmetrici,
una volta inseriti, sembrano quadrati, forme allungate appaiono
regolari, silhouette simili a quelle che si sono utilizzate nel
primo esperimento aiutano a capire come mai la camera di Ames induca
quel tipo di impressione.
Anche il gioco di ombre che appare all'inizio di questa sezione
ed è ispirato al nome matemilano, si basa sul principio
della piramide visiva: alcuni simboli matematici illuminati
da una sorgente di luce puntiforme proiettano un'ombra in cui si
legge milano.
Un'altra
esperienza si rifà alle tecniche della scenografia prospettica:
dal "giusto" punto di vista (il vertice della piramide
visiva) l'immagine che appare è quella di un tavolino da
bar sullo sfondo della Galleria, da altri punti di vista il tutto
si deforma e si scompone, come in una scenografia osservata da dietro
le quinte.
Al
tema della ricostruzione del reale fanno riferimento sia il modello
(che è qui esposto per gentile concessione del Museo di Storia
della Scienza di Firenze) del coro bramantesco della chiesa di
Santa Maria presso San Satiro in Milano sia uno degli "esperimenti
virtuali" presentati nelle postazioni informatiche. Il modello
è diviso in due parti: la parte sinistra rappresenta la finzione
prospettica come è stata realizzata dal Bramante, la parte
destra lo sviluppo architettonico di "come immaginiamo che
sia il finto coro, vedendolo". Guardando da un opportuno punto
di vista, la prospettiva e l'architettura della volta del coro si
ricompongono in un'unica immagine.
L'esperimento virtuale permette al visitatore di "entrare"
nella scena in cui è ambientata la Pala Montefeltro di Piero
della Francesca, un dipinto, ora conservato alla Pinacoteca di Brera,
che è considerato uno dei più importanti esempi di
ricostruzione prospettica.
Infine
un ultimo esperimento "ribalta" l'esperienza che il visitatore
ha certamente già fatto della distorsione subita dall'immagine
di un oggetto quando è riflessa da specchi non piani: davanti
a questo
specchio semisferico sono posti oggetti realmente distorti
che appaiono raddrizzati nell'immagine riflessa.
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