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La
prima parte di questa sezione è dedicata ai nodi: facciamo
un nodo con una corda e poi uniamo i due capi fissandolo in modo
che non si possa più sciogliere (a meno di aver fatto un
"finto nodo", che manipolato, può essere ridotto
alla forma di una circonferenza). Ci sono nodi semplici e nodi molto
complicati. L'opera di Remo Salvadori, Continuo infinito presente,
ci dà un esempio di utilizzazione artistica dei nodi.
Il visitatore è invitato a riconoscere quali nodi rappresentino
alcuni modelli appesi lungo il percorso.
Per farlo ha a disposizione
due strumenti: su un primo tavolo sono disponibili gli stessi modelli
appesi in modo che egli possa prenderli in mano e guardarli da diversi
punti di vista, fino a riconoscerli; su un secondo sono disponibili
alcune corde "speciali": oltre a poterle annodare a piacere,
il visitatore può unirne i capi (calamitati) così
che per ogni nodo fatto sia possibile provare a disporlo sul tavolo
appiattendolo in diverse posizioni, ciascuna delle quali dà
un modo diverso di raffigurare lo stesso nodo.
Le stesse corde si possono utilizzare anche per riprodurre alcuni
nodi artistici che si
incontrano a Milano (dai capitelli di Sant'Ambrogio
agli stemmi della famiglia Borromeo) e che sono riprodotti in mostra.
In particolare, è curioso osservare come i tre anelli
che sono presenti nello stemma della famiglia Borromeo non vengano disegnati
sempre allo stesso modo e come variazioni apparentemente "lievi"
nel disegno producano in realtà nodi completamente diversi.
Un
altro tavolo mostra il disegno di un nodo intagliato in un supporto
di legno; seguendo i solchi nel legno si può "fabbricare"
questo nodo con le corde a disposizione, e quindi fissarlo unendone
i capi; si ottiene un nodo che appare piuttosto complicato: sfilandolo
dal solco, e provando a maneggiarlo, ci si può però
rendere conto di come in realtà possa avere una forma più
semplice e sia addirittura uno dei nodi appesi.
Infine
due nodi sono disposti davanti a uno specchio: a partire dallo spunto
che essi offrono e utilizzando le corde a disposizione, ci si può
rendere conto di come alcuni nodi siano uguali alla propria immagine
speculare e altri invece non lo siano.
Nella
seconda parte, è la mappa di Milano a fornire l'occasione
per proporre due classici problemi di tipo topologico.
Su un primo tavolo si trovano delle cartine in cui sono segnati,
in colori diversi, alcuni itinerari: si tratta di capire se e come
è possibile percorrerli senza mai staccare la matita dal
foglio di carta (ovvero, senza "volare") e senza ripassare
due volte da un tratto già percorso (ovvero, non si vogliono
rivedere cose già viste). E di capire perché alcune
volte è possibile e altre no...
Su
un secondo tavolo, è proposto il problema cosiddetto "delle
tre case": si tratta di collegare tre punti di riferimento
(nel nostro esempio, le tre stazioni Centrale, Nord e Garibaldi)
con tre altri punti di riferimento (nel nostro caso, il Duomo, l'aeroporto
di Linate e lo stadio Meazza) con dei percorsi che non si intersechino.
Una prima piantina propone questo problema su una "normale"
pianta di Milano, mentre una seconda porta il visitatore a fare
un volo di fantasia e gli presenta lo stesso problema in una situazione
un po'... fantascientifica: la piantina è la stessa, ma ora
è possibile uscire da un suo lato PURCHÉ si rientri
poi secondo alcune regole (per esempio, dal lato opposto e alla
stessa altezza) che ricordano un po' quello che succede in certi
videogiochi, quando il cursore esce dallo schermo e riappare poi
dall'altra parte. Alcuni modelli tridimensionali mostrano anche
come queste "regole" corrispondano in realtà ad
avere disegnato la pianta di Milano non nel piano, ma su una superficie
diversa (la superficie di una ciambella e la superficie di un nastro
di Moebius); e una animazione interattiva propone, sulle postazioni
informatiche, la stessa questione.
La
mappa della vecchia Milano con la sua cinta muraria offre lo spunto
per un'altra osservazione: si può provare a confrontare la
mappa piana con la sua trasposizione su altri due modelli in esposizione,
una doppia ciambella e un altro nastro di Moebius: certo la distorsione
trasforma fortemente l'immagine, ma restano alcuni elementi chiaramente
identificabili. Una animazione permette di seguire meglio che cosa
è successo e come è stata "trasportata"
la mappa di Milano sulla doppia ciambella, o sul nastro di Moebius.
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